La protezione della proprietà intellettuale (IP) è una priorità strategica per le aziende, per mantenere e consolidare un vantaggio competitivo.
Quale ruolo giocano i dipendenti nel percorso che porta all’ottenimento dei diritti di esclusiva e alla loro valorizzazione? Le aziende, infatti, sono formate da persone che partecipano attivamente al processo di creazione e gestione dei diritti IP, svolgendo un ruolo cruciale, soprattutto nel settore R&D.
Come proteggere gli asset IP ed evitare, anche inconsapevolmente, la perdita dei diritti di esclusiva, ad esempio per una divulgazione, nel caso del brevetto, o per la violazione della segretezza, nel caso di informazioni riservate? Oltre alle clausole contrattuali standard che disciplinano il rapporto lavorativo, esistono altri strumenti che le imprese possono adottare per rafforzare la protezione dei diritti IP e preservare il valore di questi asset?
Esaminiamo alcune possibili soluzioni.
Specificità e aggiornamento delle clausole
Il primo passo è quello di verificare se il contratto di lavoro preveda clausole specifiche e dedicate in tema di IP, così da poter integrare le fattispecie o aggiornarle, soprattutto a fronte del rapido sviluppo tecnologico. Non dovrebbero mai mancare, ad esempio, le clausole:
- sulla riservatezza delle informazioni, relativamente sia all’obbligo di mantenerle segrete sia al divieto di divulgarle a terzi,
- sul divieto di concorrenza, circoscrivendo tempi e aree geografiche,
- sulla titolarità dei diritti di IP creati in esecuzione del rapporto di lavoro, disciplinandone la proprietà in capo all’azienda e delineando il ruolo dell’inventore / autore.
Policy e linee guida
Ad integrazione delle previsioni contrattuali, è utile adottare policy e linee guida, strumenti che forniscono un quadro operativo chiaro anche dal punto di vista interpretativo.
Vi si può ricorrere per disciplinare:
- le modalità di accesso, gestione e utilizzazione delle informazioni riservate dell’azienda da parte dei dipendenti, prevedendo diversi livelli e criteri in ragione delle funzioni,
- il ricorso agli NDA nei rapporti con i terzi, così da consentire una divulgazione delle informazioni non distruttiva della segretezza,
ma anche per fornire criteri precisi per l’utilizzazione, anche sui social dei dipendenti, di immagini dell’azienda o dei suoi prodotti, al fine di:
- non pregiudicare la novità o la segretezza nell’ottica della tutela,
- evitare di fornire a competitors informazioni strategiche sui prodotti o prove della violazione di diritti IP di terzi.
Formazione e sensibilizzazione
Secondo il recente rapporto dell’EPO e dell’EUIPO – ne abbiamo parlato in un post su LinkedIn – le aziende che possiedono diritti IP ottengono risultati significativamente migliori rispetto a quelle che non li possiedono. Le imprese che possiedono diritti IP registrano un reddito per dipendente superiore del 23,8% e pagano salari mediamente più alti del 22,1%.
È pertanto fondamentale aumentare la consapevolezza dell’importanza della protezione IP anche nei dipendenti, ad esempio attraverso attività di formazione e aggiornamento così da renderli partecipi del valore dell’esclusiva che contribuiscono a creare e dei benefici che possono ottenere, stimolando il ricorso alla protezione delle soluzioni innovative.
Un approccio multidisciplinare
La protezione dell’IP in ambito aziendale richiede un approccio integrato che combini strumenti legali, tecnici e operativi.
In LUPPI siamo a fianco delle aziende per costruire valore attraverso l’IP, supportandole nel processo di tutela anche attraverso la formazione dei dipendenti e la regolamentazione in ottica di compliance.