La nuova legge italiana sull’intelligenza artificiale: quali implicazioni per la proprietà intellettuale?

L’intelligenza artificiale è al centro di un recente intervento normativo con la legge 23 settembre 2025, n. 132 (Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale), entrata in vigore il 10 ottobre 2025. La nuova legge contiene i principi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale.

 

Abbiamo già affrontato i rischi legati all’utilizzo di output generati da sistemi di Intelligenza Artificiale nel nostro articolo Output generati da sistemi di IA e profili di rischio in relazione ai diritti IP  e individuato cinque best practice per aiutare concretamente le imprese a integrare l’Intelligenza Artificiale nei propri processi in modo sicuro ed efficace, approfondite anche nel video IP e innovazione. Intelligenza Artificiale: cinque best practice di utilizzo per le aziende – Luppi Intellectual Property

 

La nuova legge si inserisce nel quadro europeo delineato dal Regolamento (UE) 2024/1689 (conosciuto come AI Act) e introduce disposizioni che toccano da vicino anche la proprietà intellettuale in materia di diritto d’autore e di utilizzo dei dati per l’addestramento dei sistemi di IA.

Esaminiamo le principali novità.

 

Opere generate dall’IA e diritto d’autore

 

La legge chiarisce che le opere create interamente da sistemi di intelligenza artificiale, senza alcun contributo umano creativo, non beneficiano della protezione del diritto d’autore.
Un principio che incide sulle imprese che utilizzano l’IA per generare contenuti creativi o tecnici: dalla comunicazione al design, dallo sviluppo software alle attività di ricerca.

Diverso è il caso in cui l’apporto umano sia riconoscibile e sostanziale – ad esempio nella definizione degli input, nella selezione o nella revisione degli output – che consente di qualificare l’opera come frutto di creatività e dunque tutelabile.

 

Text & data mining

 

Il text & data mining (TDM) è la tecnica che consente a sistemi di IA di estrarre ed elaborare grandi quantità di testi, immagini, suoni o dati per identificare schemi e generare nuovi output. È uno strumento essenziale per l’addestramento dei modelli, ma solleva questioni delicate di diritto d’autore, soprattutto dal punto di vista della liceità dell’utilizzo.

La nuova legge chiarisce che il TDM è consentito soltanto:

  • quando i contenuti analizzati non sono protetti da diritto d’autore (ad esempio dataset open source o opere in pubblico dominio);
  • oppure quando l’utilizzo di contenuti protetti avviene in un contesto autorizzato o per finalità di ricerca scientifica lecita.

Questo significa che, se un dataset contiene opere coperte da copyright, è necessaria una licenza o un’autorizzazione esplicita da parte dei titolari dei diritti.

 

Coordinamento con l’AI Act europeo

 

La normativa italiana non nasce come corpo autonomo, ma si coordina con l’AI Act, già in vigore dal luglio 2024.
La stessa legge nazionale prevede che i futuri decreti attuativi rispettino i principi e i criteri fissati a livello europeo.

Per le imprese, questo significa che la compliance non potrà limitarsi alla norma italiana: occorrerà valutare il quadro complessivo, soprattutto in presenza di sistemi classificati come “ad alto rischio” o in attività che coinvolgono più mercati. Già da ora sarà comunque opportuno verificare, ad esempio, la conformità delle proprie policy in tema di dati e uso dei sistemi di intelligenza artificiale nell’ambito del nuovo quadro normativo.

 

In attesa della giurisprudenza

 

Molti profili restano aperti: ad esempio, sarà la giurisprudenza a definire il livello e il valore dell’apporto creativo umano nell’ambito dell’interazione con gli strumenti di intelligenza artificiale e così riconoscere l’opera creata come proteggibile ai sensi del diritto d’autore.

Lo stesso vale per il TDM, dove la prassi giudiziaria sarà decisiva per chiarire criteri di liceità e responsabilità.

 

Prospettive per la tutela IP

 

La nuova legge italiana sull’IA rappresenta un primo passo nazionale in un quadro già fortemente europeo.

Per le imprese, questo significa farsi trovare preparate nell’ambito dello sviluppo e dell’uso dei sistemi di IA, governandone i risultati con una visione complessiva: dai contratti ai progetti di R&D, dalle partnership alle clausole di licenza.

 

In questo percorso, il supporto del team multidisciplinare Luppi, diventa decisivo per trasformare l’innovazione in un vantaggio competitivo, garantendo al tempo stesso la conformità normativa e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

 

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